venerdì 29 ottobre 2010

Vi presento il paese...

Su un costone roccioso, alto sull’ampia distesa ondulata che fa da letto al fiume Fortore, si allunga il paese di San Bartolomeo in Galdo.
La cupola della Cattedrale, ornata di maioliche gialle e verdi come i colori del paesaggio, segna il cuore del centro antico, in cui case di pietra sono disposte lungo l’arteria principale che è la spina dorsale del paese e da cui si dipartono, cospicui, i nervi sottili di vicoli stretti e sassosi.
Alcune interessanti case signorili spiccano ancora oggi tra le case più semplici, ornate da portali di bugne e impreziosite da fregi, a volte anche da insegne con motti, essi testimoniano l’antica ricchezza del paese.
Lungo i vicoletti si trovano le case più umili, tutte con i ballatoi cui si accede con ripide scale in pietra.
La scenografia naturale di questo paesino è costituita da incantevoli boschi, profumati da un ricco sottobosco.

mercoledì 20 ottobre 2010

Castelmagno

A Castelmagno sono stati trovati reperti archeologici di primaria importanza: frammenti di ceramica di età preistorica, monete di ogni genere e di ogni epoca, resti di fondamenta e di mura perimetrali, statuette, epigrafi, lucerne, oltre ad ossa umane disseminate per vasto raggio.
Questi ritrovamenti stanno a testimoniare più fasi abitative succedutesi nel tempo sullo stesso sito, dall’era preistorica all’età romana, dall’epoca feudale fino al secolo XV, quando il feudo di Castelmagno divenne un mucchio di rovine disabitate a cagione di motivi vari, quali guerre, calamità naturali, crescita di importanza degli altri feudi circostanti. Comunque anche nel periodo del brigantaggio i suoi boschi e le sue grotte rappresentarono un sicuro rifugio per proscritti, banditi e malfattori.
Ma il fascino di Castelmagno non sta solamente nella storia, è anche una delle meraviglie naturali della Valfortore, un sito che presenta abbondanza di specie vegetali e animali.
Gli incontri a tu per tu con gli animali sono rari, ma di un emozione indescrivibile, per cercarli e trovarli bisogna mettere a frutto una dote che tutti abbiamo, ma che dobbiamo tenere ben desta, la curiosità. Come spesso accade nei momenti più impensati gli animali selvatici si materializzano dinanzi a noi, quasi fossero loro a scegliere il posto e il momento per offrirci un simile privilegio.
A Castelmagno è ancora possibile incontrare creature straordinarie, basta non aver spento del tutto dentro di se quella infantile curiosità per tutto ciò che è bello e che vive, che ci consente di fuggire dal torpore delle emozioni che ci assale negli artifici della vita quotidiana.
Chi è incuriosito dalla varietà del mondo naturale, può trovare anche nel bosco vicino casa un complesso e intricato ecosistema. Ci sono luoghi che hanno qualche cosa di speciale, aree che hanno una varietà di animali e piante e che proteggono ambienti delicati e preziosi, possono essere raggiunti facilmente, senza andare in capo al mondo, uno di questi è Castelmagno.
Dal punto di vista della vegetazione l’ambiente di Castelmagno appare abbastanza diversificato, boschetti di querce a prevalenza di cerri con una serie di specie accompagnanti, argentei pioppi, ombrosi olmi, secolari ulivi, ailanti e robinie.
La quiete dei boschetti viene solo raramente interrotta da rumori lievi, da fruscii, dallo scricchiolio di foglie secche, da qualche occasionale trillo che emerge da qualche albero marcescente. Sono queste le testimonianze impercettibili della presenza dei micromammiferi, di quella moltitudine di topolini, arvicole, toporagni e moscardini che popolano questi ambienti frusciando fra le foglie e i tronchi in decomposizione. E’ possibile scorgere fra gli anfratti, tra le rocce, in prossimità di grotte, vicino ai casolari in rovina il tasso, la faina e la donnola, schivi ed elusivi. La volpe astuta e furba, mantiene l’equilibrio biologico di questi ambienti. Qui si possono osservare diverse specie di uccelli, dai rapaci diurni quali la poiana, il nibbio, il gheppio, ai rapaci notturni quali il gufo, il barbagianni e la civetta che trovano un buon sito per la nidificazione vista la presenza di vecchi casolari abbandonati. Non è poi difficile imbattersi in qualche upupa del colore della nocciola o in qualche chiassosa ghiandaia, o in un rigogolo del colore giallo intenso delle ginestre, o sentire il tamburellare di qualche picchio rosso o verde.
Diverse comunità di insetti popolano il sito, da non trascurare le formiche presenti con diverse specie, insetti laboriosi che per comunicare non usano suoni ma odori prodotti da un complesso sistema di ghiandole, questi insetti sono uno degli assi portanti della biologia e dell’ecologia degli ecosistemi. Con un po’ di attenzione e una buona guida per l’identificazione è possibile scoprire rare specie di farfalle e coleotteri, particolarmente significativa è la presenza dello scarabeo rinoceronte. Le farfalle diurne fanno sfoggio dei loro colori, quando il verde si tinge delle tonalità pastello di diverse specie in fiore quali i cardi, i favagelli, gli anemoni, le ginestre e i ranuncoli. La farfalla fritillaria sulle cui ali si mischia il nero della notte con l’arancio del più acceso tramonto, la cavolaia con le ali talco e con il neo nero, la elegantissima podalirio e il macaone, imponente se visto con gli occhi di una coccinella, capolavori di straordinaria bellezza. E’ tranquillizzante osservare i gerridi, insetti che pattinano sull’acqua di vecchi pozzi, o anche restare incantati nel vedere le libellule che nella stagione degli amori volano insieme assumendo la forma del cuore.
Presenti anche i goffi rospi smeraldini che stanno diminuendo a vista d’occhio in tutta la penisola, soprattutto a causa dell’uomo che ha alterato l’ambiente e il clima essenziali per la loro sopravvivenza. In qualche sorgente o vecchio pozzo è possibile imbattersi nel tritone crestato e nel tritone italico. C’è da dire che questi sono tempi cupi per rospi, rane, raganelle, salamandre e tritoni, animali dalla doppia vita acquatica prima e terrestre poi, specchio fedele dello stato di salute di un ambiente.
Tra le problematiche ambientali il taglio degli alberi senza alcun criterio, a volte sacrificando secolari e maestosi patriarchi, testimoni della storia che affondano le radici in tempi molto lontani, l’eccessivo uso di erbicidi e pesticidi nei coltivi, con conseguenze devastanti sull’ambiente circostante in particolare sulle sorgenti e rottami abbandonati qua e là che deturpano il paesaggio.
Chissà perché nell’animo della comunità l’amore per la natura ancora dorme un sonno profondo, eppure... “ è tanto bello addormentarsi la sera con negli occhi tutti i colori che ricamano le ali di una farfalla”.

Bosco Montauro

Un fugace incontro con un tasso, una volpe o una faina, un nibbio o una ghiandaia... E’ facile provare l’emozione, passeggiando lungo i sentieri del bosco Montauro, di imbattersi in qualche selvatico. E’ solamente necessario seguire qualche piccola regola: procedere in silenzio ascoltando i suoni della natura, non muoversi bruscamente e osservare, ma soprattutto non disturbare gli abitanti del bosco. Le specie animali che animano il bosco sono davvero molteplici grazie alla presenza di ambienti e vegetazioni diversificate.
Sia il clima, sia la natura del suolo, assieme alla disponibilità di acqua, oltre naturalmente alle scelte dell'uomo, sono fattori di condizionamento che determinano la vegetazione dell’area.
Il bosco Montauro è caratterizzato dalla presenza di formazioni prevalentemente costituite da latifoglie con una dominanza delle querce, in particolare il cerro. Assieme ad essa vegetano, sia pure in subordine, diverse specie accompagnanti quali l’acero napoletano, il carpino bianco, il carpino nero, il frassino… Estremamente ricco il sottobosco, fino a divenire infestante anche a causa della mancanza di grossi erbivori che, costituiscono il controllo naturale di questo piano della vegetazione. Sono presenti, oltre a queste formazioni largamente dominanti, lembi di faggeta conservatisi in punti il cui microclima particolare ne ha consentito la sopravvivenza.
Nelle aree umide trovano l’ambiente di elezione il salice e il pioppo, che danno luogo ad interessanti formazioni. La composizione floristica varia in modo sensibile, in relazione al particolare microclima dei diversi punti, con alternanza delle dominanze ora di una specie ora dell'altra.
Dal punto di vista faunistico il bosco Montauro riveste un interesse elevatissimo sia per le presenze effettive, sia per la potenzialità che esso riveste. Il bosco presenta corridoi ecologici che lo mettono in comunicazione con aree che conservano notevoli presenze faunistiche e che consentono scambi. La vicinanza con aree ad elevata naturalità è una garanzia di non isolamento degli animali presenti, quindi una carta in più per la loro sopravvivenza.
Per ciò che concerne la fauna del bosco si possono riconoscere diverse specie importanti: l'ambiente non eccessivamente contaminato consente l'esistenza e lo sviluppo di numerose comunità di insetti, a titolo di conoscenza delle specie più importanti, è da citare la presenza della chiocciola dei boschi, e di diverse specie di farfalle sia diurne che notturne. Anche a livello di coleotteri vi è una buona presenza, particolarmente qualificante, è quella del cervo volante, inoltre sono presenti varie specie di invertebrati acquatici.
Gli anfibi che sono sensibili indicatori della qualità ambientale e i rettili, sono presenti con buone popolazioni, da citare la presenza del rospo smeraldino, della rana dalmatina, della raganella, della salamandra pezzata e della salamandra dagli occhiali.
L’area è colonizzata da diverse specie di uccelli, alcune ben rappresentate, altre di notevole rarità, da segnalare la presenza del nibbio reale, del gheppio, della poiana, del barbagianni, dell’allocco, della civetta, del picchio rosso e del picchio nero. Anche i mammiferi sono ben rappresentati ai diversi livelli: toporagni, roditori, mustelidi. Mancano i grossi erbivori selvatici è presente il cinghiale e la volpe.
Tra i problemi ambientali, il principale è da individuare nel turismo sproporzionato alle strutture. Poi lo stesso processo di disboscamento ha penalizzato pesantemente le componenti faunistiche ed ha innescato ulteriori azioni le cui conseguenze si sono fatte sentire anche sulla flora. L’eliminazione di componenti essenziali di sottobosco ha successivamente influito in modo negativo sulla fauna, in particolar modo sull’entomofauna. Ulteriore problema ambientale trova origine nel taglio ciclico del bosco. L’elevata pressione nel taglio crea ciclicamente una serie di problemi per la fauna, soprattutto per quella più sensibile alle modificazioni ambientali. Soprattutto in alcuni casi, il taglio, con il conseguente disturbo creato dai mezzi meccanici, dal rumore, dalla presenza dell’uomo, va ad impattare in aree estremamente delicate e che invece dovrebbero essere rigorosamente tutelate.
Esiste la piaga degli incendi boschivi, la presenza di aree coltivate nelle immediate vicinanze del bosco fa si che aumenti il rischio di incendi derivanti dalla bruciatura delle stoppie. Nelle aree più accessibili all’uomo è da notare la presenza di rifiuti legati ai picnic quali bottiglie di vetro, contenitori di plastica e buste. Non manca di certo il problema del bracconaggio, anche la caccia contribuisce a rompere l’equilibrio del bosco. I problemi di qualsiasi specie e dimensione, spesso, hanno origine dall’inciviltà dell’uomo.
Di primaria importanza risulterebbe un’attività di educazione della comunità all’amore per la natura, iniziando da una buona informazione nelle scuole, tenendo bene a mente che... “non puoi toccare un fiore senza disturbare una stella”.

martedì 19 ottobre 2010

Le antiche 'ruelle'

‘tre Funtan’
L’inverno sta per ritirarsi, il cambio di stagione è l’occasione per rigenerare l’organismo, con un’alimentazione più snella e un’attività fisica capace di scrostare la ruggine dei mesi freddi.
La primavera è finalmente nell’aria che è più mite, le giornate sono più luminose, diamoci quindi una mossa per scrostare la pigrizia del letargo invernale. È la volta di un escursione lungo qualche viottola di campagna.
Una delle viottole del paese è chiamata ‘tre Funtan’, ed effettivamente porta ad una un’antica sorgente dove i cacciatori di una volta dopo aver seguito la lepre, erano soliti consumarvi la colazione: pane e pecorino, pancetta affumicata e vino rosso, ovviamente acqua fresca e limpida.
È possibile imboccare questa viottola di campagna in località Mariella e ci porta diritti al monte dei Carpini, quindi alla sorgente. Questa viottola è una farmacia a cielo aperto, tante sono le erbe medicinali che vi crescono spontanee lungo i margini e tra il fogliame secco delle querce che a punti l’affiancano. Le violette profumate, con le corolle vellutate e le foglie a forma di cuore, sono tra i primi fiori a sentire il tepore della primavera e a contornare questa mulattiera.
Come tutte le piante anche la violetta ha le sue proprietà curative, il rimedio più semplice è l’infuso con fiori e foglie che ha proprietà espettoranti, sedative, emetiche, diaforetiche. Comunque c’è bisogno di sentire sempre un erborista per le dosi e le preparazioni.
I rifiuti non sono solo brutti da vedere, ma costituiscono una grave fonte d’inquinamento, un possibile veicolo d’infezione e un pericolo per le persone e in particolare per i bambini. Una lattina, una bottiglia, piatti di plastica, non sono oggetti tanto pesanti se ce li siamo portati pieni in salita, possiamo benissimo riportarceli vuoti anche in discesa.
Tra la flora spontanea c’è anche la bella vedova o bocca di lupo che è una elegante iridacea dalla colorazione verde con le estremità dei tepali nero vellutato e una profumazione molto delicata.
Flora: querce, carpini, olmi, prugnoli, ginestre, orchidee, iridacee, volette...
Fauna: zigoli, rigogoli, ghiandaie, tassi...
Difficoltà: facile!
Durata: 50 minuti a salire e 35 a scendere!

‘a Fuianis’
L’escursionismo consiste nell’andare in libertà e lentamente, contando esclusivamente sulla propria energia e sulla propria creatività e capacità di iniziativa. Permette di soddisfare sia la voglia di natura che quella di sport. Si gode dell’aria fresca e dello scenario naturale, provando sensazioni salutari e terapeutiche. Benché camminare da soli abbia i suoi vantaggi, certamente la maggiore quiete, è più sicuro camminare in compagnia di amici. Il sole che spumeggia nel cielo di un tenue azzurro ci chiama ad una escursione in qualche viottola di campagna. A ‘Fuianes’, è una delle antiche viottole che porta a vigneti e oliveti trascurati da tantissimo tempo. Olivi secolari predati dall’edera, vigorosi polloni abbracciati alla pianta madre, viti secche coperte di muschio e licheni, ma c’è anche qualche nocciolo, qualche noce, qualche ciliegio e qualche castagno. Anche i rovi e i prugnoli crescono rigogliosi. Porta ad un’antica sorgente d’acqua che viene fuori da un fontanile ad arco di mattoni e pietre posto ai piedi di una maestosa quercia.
C’è nei pressi della sorgente un rudere di una vecchia casetta con il tetto crollato, ove è ancora possibile scorgere il caminetto. Questa viottola un tempo era frequentata da bambini che dopo la scuola, venivano a bere alla sorgente e mangiavano i fiori dolciastri delle ‘pancoccole’ le primule, con la fionda tiravano alle cinciarella e ai zigoli, molte volte coglievano cesti di ciliegie che vendevano poi alle vecchiette in paese. La primula ha i fiori color panna riuniti a mazzetti, l’infuso di foglie e fiori è una tisana tonica del sistema nervoso, ha proprietà calmanti, antispasmodiche, espettoranti e bechiche. Le foglie per pochi attimi nell’acqua bollente, e poi applicate nei punti dolenti costituiscono un rimedio antireumatico.
Vicino alla sorgente d’acqua una volta vi era un castagneto, restano oramai pochi castagni. Le castagne hanno proprietà astringenti, sedative, ricostituenti, toniche e stomatiche. Questa viottola è strettissima, in alcuni punti vi sono scalini formatosi con le radici delle querce affiorate e con le pietre. È possibile continuare dopo la sorgente, fino al fiume, ma roveti rendono impervio il cammino.
Flora : querce, aceri, olivi, fichi, ciliegi, castagni, noci, noccioli, viti, rovi, fragole selvatiche, primule...
Fauna: volpi, merli...
Difficoltà: facile fino alla sorgente, difficile fino al fiume!
Durata: 20 minuti a scendere e 30 a salire!

‘a Torrell’
Nell’escursionismo si avverte un eccitante sensazione di competizione… Scoprire cosa c’è oltre la collina che ci sta di fronte, guadare un corso d’acqua, o camminare in un posto mai esplorato precedentemente suscita in noi un grande senso d’avventura.
La cosa importante è godersi la passeggiata, ammirando il paesaggio, apprezzando la diversità della vita selvatica e godendo anche semplicemente del solo fatto di essere immersi nel verde.
È importante non deturpare l’ambiente, bisogna sapersi muovere senza lasciare traccia del passaggio: non abbandonare cartacce, bottiglie di vetro, pezzi di plastica, avere cura dei fiori e delle piante e non infastidire gli animali.
Diversi secoli fa il paese era cinto di mura con cinque porte, vi erano poi le torri, tutto questo nell’intento di difendersi dalle incursioni ostili. In località Torre c’erano le rovine di un’antica torre fino alla fine del ‘900. C’è al momento una viottola lungo la quale si dislocano vigneti e uliveti, porta diritti ad un belvedere dove si resta incantati dal paesaggio. È possibile poi allungare l’escursione addentrandosi in un vecchio uliveto, dove si trovano oltre ad ulivi, meli e ciliegi che nella stagione della maturazione dei frutti rivelano la squisitezza e la salubrità del selvatico. Continuando si giunge ad un boschetto di abeti, il cammino non è facile per la presenza di arbusti e rovi. Lungo questa viottola c’è un vigneto abbandonato con un piccolo rudere, è li possibile contemplare la natura consumando la merenda, magari dialogando un po’ su cose di cuore.
È possibile raccogliere ciliegie in estate e noci in autunno. Le ciliegie hanno proprietà rinfrescanti, toniche, stomatiche, è possibile anche preparare un liquore di ciliegie, come del resto con le noci preparare il nocino che è un liquore ricostituente, digestivo e depurativo.
Le piante di alloro, salvia e rosmarino qui sono disseminate in più punti, con le foglie bollite in acqua è possibile preparare un bagno distensivo e ricostituente. Dalle bacche di alloro si ottiene un balsamo per le contusioni. Belli i favagelli in fiore.
Flora: querce, olivi, allori, mandorli, ciliegi, meli, noci, rovi...
Fauna: faine, donnole, ricci, picchi...
Difficoltà: facile fino al belvedere, difficile fino al boschetto di abeti
Durata: 40 minuti a scendere e 60 a salire

‘i Pisciarell’
Anticamente questa viottola nei pressi della Torre portava al fiume Fortore. Si ramificava in altre viottole che portavano ad uliveti e vigneti. Vi era anche una sorgente di acqua. Oggi è accessibile solo per un breve tratto, dopodiché la natura non permette la continuazione. Rovi e prugnoli ostruiscono il cammino. La sorgente di acqua è ormai inabissata nella vegetazione. L’edera ha imbavagliato molte querce secolari che ormai sembrano alberi maestri di una nave fantasma. Bella la fioritura dei ranuncoli e degli anemoni. Anche altre viottole sono oramai state inghiottite dalla vegetazione come ‘a ruell di merl’ preferita dai merli come sito di nidificazione e ‘a ruell zia Rosaria’ in cui aveva un vigneto una vecchietta con un grande cuore e con un animo pieno di bontà.
Flora: querce, rovi, prugnoli, robinie, anemoni...
Fauna: tassi, ricci, volpi...
difficoltà: pruneti e roveti la rendono inaccessibile!

Cerr Fulic’
Nei pressi di Castelmagno, c’è un boschetto di cerri, che presenta diverse viottole, alcune delle quali portano ad un ruscello, un micro ambiente umido, dove ci sono raganelle, salamandrine e tritoni. La prima viottola che si infila nel boschetto porta a delle rovine di una masseria e a delle grotte nel tufo, antico covo dei briganti. C’è poi sotto due abeti un’altra casetta in pietra, che si è mantenuta piuttosto bene, coperta dalla vegetazione. Ci sono vicino questa casetta abbandonata, ciliegi, amareni, cotogni, mandorli, noci e castagni. È un posticino a buona valenza floristica, per l’esplosione delle bellissime fioriture nelle diverse stagioni. Qui è possibile raccogliere anche i finocchietti che hanno proprietà carminativa, antispasmodica, eupeptica e galattogoga, inoltre esplicano un effetto calmante e migliorano la digestione, buon rimedio contro l'aerofagia e i rigonfiamenti addominali. Vi crescono anche le fragoline, piccole ma squisitissime.
Flora: querce, ailanti, robinie, prugnoli, biancospini...
Fauna: poiana, gheppio, nibbio, upupa...
Difficoltà: diversi viottoli di media difficoltà della durata di 50 minuti


‘a Zulfatar’
Chi è abituato alle lunghe passeggiate verdi, sa bene che quando si arriva al punto prescelto, dopo qualche ora di cammino, la stanchezza è ampiamente ripagata dallo scenario, dai profumi e dai colori che riempiono gli occhi.Anche la merenda che si mangia ha un altro sapore, un pò di pane col formaggio diventa una prelibatezza da gustare ad ogni boccone. E' una località che deve la denominazione ad una sorgente di acqua sulfurea presente vicino ai ruderi di una vecchia scuola di campagna. Le nonne ci raccontano che spessissimo andavano a prendere con le conche di rame questa preziosa acqua per curare specifiche patologie della pelle. L'acqua sulfurea è efficace nella cura delle malattie della pelle e delle ustioni, ripristina inoltre l'equilibrio metabolico, agendo nei casi di diabete, obesità e intossicazioni da metalli pesanti. Diversi boschetti di querce le fanno da cornice, accompagnati anche da ailanti, rovi, rosa canina, biancospino e prugnolo. I fiori e le bacche del biancospino in tisane e in tintura alcolica hanno proprietà sedativa e antispasmodica, cardiotonica e vasoattiva. Si trovano in diversi punti pietre ammassate e piccoli muretti a secco, segni di quelle che una volta erano piccole casette di campagna, è ancora possibile con la fantasia proiettarsi all’epoca dell’antico splendore. La cosa che riesce a farci restare attoniti è un’antica e maestosa masseria abbandonata ma in una decente condizione di conservazione, con una cinta di pietre e la torretta con le fenditure per i fucili per la difesa dai briganti. Vi sono nei pressi di questa masseria sorgenti d’acqua limpida sparse qua e là. È possibile inventarsi diversi percorsi alla riscoperta degli antichi ruderi per far rivivere un pò almeno nell’ immaginazione i costumi e le tradizioni di un secolo fa, quando era veramente dura la vita in queste aspre terre coperte da querceti secolari, caratterizzate da continue scorribande e razzie dei briganti e dove il lupo vagabondava liberamente come incontrastato signore del bosco.
Flora: querce,ailanti,mandorli,pruni spinosi, biancospini...Fauna: fagiani, lepri,cinghiali, lupi, poiane, barbagianni, gufi, civette, assioli... Difficoltà: diversi percorsi di difficoltà media della durata di 55 minuti!